La storia della meccanica ci pone sott’occhio una successione di combattimenti intellettuali, tra i quali i più interessanti non sono quelli che hanno avuto luogo tra scienziati e scienziati, ma piuttosto quelli che si sono impegnati tra le varie idee che entravano in contrasto ed erano poste a confronto dentro alla mente di ciascuno degli investigatori che hanno contribuito al progresso della scienza;(17) combattimenti nei quali ebbe sempre tendenza a prevalere quello, tra i punti di vista contendenti, che per il momento era più atto a soddisfare alle esigenze delle quali ho parlato. È all’accumularsi degli effetti di questa specie di selezione(18) e alle graduali modificazioni e ai successivi adattamenti che la struttura delle teorie ha dovuto subire sotto la sua influenza, che noi dobbiamo il risultato che ci sta davanti agli occhi nell’imponente edificio della meccanica moderna.
A questo proposito aggiungerò un’ultima osservazione che mi viene suggerita dalla lettura d’un curioso passo, nel quale mi sono imbattuto nel consultare quel prezioso documento della storia delle scienze matematiche nella Grecia antica, che sono le Collectiones mathematicae di Pappo Alessandrino. Nell’introduzione al V libro, che tratta dei problemi isoperimetrici, Pappo si arresta con ingenua compiacenza a considerare l’abilità geometrica delle api, le quali nella costruzione dei loro favi sono riuscite a risolvere perfettamente un problema di pura geometria.(19) Dopo aver fatto vedere come la forma esagonale, che esse danno alle loro celle, sia precisamente quella che, per un dato spessore delle pareti, corrisponde al minimo impiego di cera, compatibilmente colla condizione di non lasciare interstizi tra celle adiacenti, Pappo dà eloquente espressione alla sua meraviglia per la facoltà d’intuizione geometrica di questi ingegnosi animaletti, che permette loro d’arrivare quasi istintivamente a delle conclusioni alle quali la ragione dell’uomo non giunge che attraverso a delle laboriose deduzioni.
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