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      Sono questi due generi di applicazione che egli, nelle sue considerazioni sull’ufficio e sull’utilità della deduzione, ha continuamente in vista, anche quando sembra fare da esse affatto astrazione; ed è in conseguenza di ciò che egli è portato a considerare come scopo, non solo principale ma pressoché esclusivo, dell’argomentazione deduttiva l’accrescimento della certezza, la riduzione di ciò che è discutibile a ciò che è indiscutibile, di ciò che è dubbio a ciò che è evidente. La deduzione è, per lui, anzitutto uno strumento che serve a garantire la verità di proposizioni solo probabili e plausibili, ricollegandole ad altre più sicure e meno contestabili(26) e rendendole in certo modo partecipi della loro saldezza ed evidenza, come si fa appunto nelle dimostrazioni geometriche o nelle discussioni forensi, nelle quali ognuno cerca di corroborare le proprie asserzioni appoggiandole a degli assiomi o a delle disposizioni di legge sulle quali non si discute.
      Sebbene non manchi di considerare il caso di deduzioni fatte partendo da proposizioni non solo malsicure ma anche espressamente riconosciute false, egli non attribuisce in tal caso, ai ragionamenti, altro scopo che quello che hanno, in matematica, le dimostrazioni per assurdo, oppure tutt’al più, nel caso di una disputa, quello di trar partito delle opinioni anche false dell’avversario, per spingerlo ad ammettere qualche altro fatto vero o falso del quale lo si vuol persuadere (argomenti ad hominem).
      Io non saprei meglio mettere in luce il contrasto che esiste a questo riguardo tra il modo di vedere di Aristotele e quello a cui si informa la scienza moderna, che ponendo di fronte la sua esplicita asserzione, dell’inutilità di dedurre una proposizione da un’altra quando questa altra non sia più certa ed evidente della prima, col seguente passo di Cartesio (Discours de la Méthode), nel quale questi si difende per avere, nella sua Diottrica, preso per punto di partenza dei suoi ragionamenti delle proposizioni più bisognevoli di prova che non le altre che egli deduceva da esse:


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Aristotele Cartesio Discours Méthode Diottrica