Fermato questo discorso, mi figurai colla mente due corpi eguali in mole e in peso, quali fossero due mattoni, li quali da una medesima altezza in un medesimo istante si partissero; questi non si può dubitare che scenderanno con pari velocità, cioè coll’assegnata loro dalla natura, la quale se da qualche altro mobile dee loro essere accresciuta, è necessario che questo con velocità maggiore si muova. Ma, se si figureranno i mattoni nello scendere unirsi ed attaccarsi insieme, quale sarà di loro quello che, aggiungendo impeto all’altro, gli raddoppi la velocità, stanteché ella non può essere accresciuta da un sopravveniente mobile, se con maggiore velocità non si muove? Conviene quindi concedere che il composto di due mattoni non alteri la loro prima velocità». Dal che Galileo trae la conclusione, puramente deduttiva, che se due corpi di egual materia e di diverso peso cadono con diversa velocità, ciò non può dipendere dalle loro differenze di peso, ma tutt’al più dalla loro differenza di forma, la quale fa sì che il mezzo nel quale discendono opponga diversa resistenza alla loro caduta.(31)
La scoperta della legge d’inerzia ci dà un altro esempio, non meno istruttivo, d’una conquista della scienza ottenuta col predominante intervento della deduzione. L’impossibilità di giungere ad essa per mezzo di semplici induzioni basate sull’osservazione diretta è riconosciuta chiaramente dallo stesso Galileo, il quale si esprime in proposito colle seguenti parole:
«Io dico che nessuna cosa si muove di moto retto.
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Galileo Galileo
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