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      Mentre ognuno di noi ha avuto occasione di sentire citato più volte quel verso di Virgilio nelle Georgiche:
     
      Felix qui potuit rerum cognoscere causas,
     
      non così spesso ci accade di veder menzionati i due versi seguenti, nei quali di questa felicità da attribuirsi alla conoscenza delle cause il poeta dà una ragione assai poco conforme a quella che si addurrebbe oggi in appoggio alla stessa tesi, e nei quali l’unico vantaggio, che egli attribuisca alla conoscenza delle cause, è quello di metterci in grado di disprezzare le opinioni volgari sulla sorte delle anime dei defunti e sul loro tristo soggiorno presso la riviera di Acheronte:
     
      Atque metus omnes et inexorabile fatum
      subjecit pedibus strepitumque Acherontis avari...(34)
     
      I processi mentali che costituiscono la parte più essenziale dei metodi moderni di spiegazione e di ricerca scientifica, lo spingere cioè, per mezzo della deduzione, le teorie alle loro ultime conseguenze, allo scopo di porle a fronte con qualunque fatto conosciuto o conoscibile eventualmente incompatibile con esse, l’usufruire al massimo grado di ogni legge nota per vedere fino a che punto essa basti a render conto di tutti i particolari che si riscontrano nei fatti nei quali la sua azione si manifesta e per constatare quale residuo inesplicato essa lasci ancora aperto alle nostre ulteriori investigazioni, il combinare più leggi per giovarsene nell’analisi di un singolo fenomeno complicato, tutte queste operazioni ,nessuna delle quali è possibile senza il concorso della deduzione, sembrano essere state completamente estranee allo spirito di quei primi investigatori.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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