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      Ed è in tal modo che, per effetto della deduzione, noi diventiamo atti a scoprire, tra fatti apparentemente diversi, delle intime analogie, che l’osservazione immediata sarebbe stata incapace a rivelarci.
      Né il caso citato, sebbene le premesse abbiano ivi una certa apparenza di complessità, è da mettere tra i più complicati esempi dei ragionamenti che si riscontrano nella trattazione di una scienza deduttiva. Il caso che si offre più frequentemente è quello in cui la conclusione, alla quale si vuol giungere, si presenta, non come l’asserzione d’una connessione tra una data circostanza o fenomeno A e un’altra circostanza o fenomeno B, ma bensì tra un gruppo di circostanze o condizioni e un altro gruppo di circostanze o effetti; nel quale caso occorre spesso combinare insieme non solo due, ma un numero assai maggiore di leggi o di connessioni, già conosciute e dimostrate sussistere tra singole circostanze del primo gruppo e singole circostanze del secondo, costituendo così non solo una catena, ma una vera rete o tessuto di argomentazioni, molteplicemente connesse le une alle altre. Non occorre poi dire che ciascuna delle proposizioni, in tale processo adoperate, può anche alla sua volta essere stata ottenuta, non per mezzo dell’osservazione diretta, ma come conclusione di altri processi analoghi, basati su altre proposizioni generali, le quali altresì possono trovarsi nello stesso caso, e così via.
      Vi sono scienze nelle quali tale lavoro di scelta e di concatenamento di proposizioni già note, o ammesse come vere, costituisce un mezzo assai più sicuro ed efficace di ricerca, che non la esperienza o l’osservazione diretta, per quanto diligente e assistita dall’uso di strumenti, e nelle quali anzi questo è il solo mezzo adoperato non solo per l’accertamento, ma anche per la scoperta di nuove leggi e di nuove relazioni tra i fenomeni da esse studiati.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483