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      Così, per ciò che riguarda il caso più semplice di equilibrio che si possa considerare, quello cioè di una leva dalla quale pendano più pesi situati a distanze diverse dall’asse di rotazione, il metodo seguito da Euclide e da Archimede onde arrivare, per mezzo di ragionamenti deduttivi, a determinare le condizioni da cui tale equilibrio dipende, consiste in sostanza nell’accertare e fare replicatamente uso della proprietà che, se una leva si trova in equilibrio sotto l’azione di dati pesi, l’equilibrio non viene turbato se a uno qualunque di questi se ne sostituiscono due, eguali alla metà del primo, e i cui punti di sospensione siano equidistanti dal punto di sospensione primitivo (Archimede), oppure due, uguali ciascuno al primo, e i cui punti di sospensione siano situati tra il fulcro e il punto di sospensione primitivo, l’uno a tal distanza da questo come l’altro dal fulcro (Euclide).(41)
      Uno dei mezzi più efficaci, sebbene sfortunatamente non sempre applicabile, per giungere a simili risultati, per scoprire cioè le relazioni che devono sussistere tra diversi gruppi di cause, atte a cooperare nella produzione di un dato fenomeno, perché l’un gruppo possa essere sostituito all’altro senza che l’effetto venga ad essere alterato, è quello di studiare isolatamente il modo di agire di ciascuna delle cause in questione, cercando di determinare ciò che vi ha di invariabile e di comune tra il loro modo di comportarsi quando agiscono separatamente e quando invece ciascuna di esse agisce in concorso colle altre.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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