203-28.
I
La distinzione tra le questioni che si riferiscono alla verità o credibilità d’una data opinione e quelle che si riferiscono invece alla convenienza di esprimerla sotto una forma piuttostoché sotto un’altra, viene ad assumere piuttostoché a perdere rilievo ed importanza di mano in mano che noi acquistiamo più intima conoscenza delle varie trasformazioni attraverso alle quali le teorie scientifiche si sono andate svolgendo, e dei vari significati che una stessa formola verbale ha successivamente assunti prima che ad essa venisse attribuito il significato che essa ha attualmente. Ciò rende tanto più singolare e bisognevole di spiegazione il frequente ricorrere, nella storia delle scienze, di fatti che contraddicono, o almeno sembrano contraddire, all’opinione comunemente accettata, secondo la quale le «questioni di parole» sarebbero da considerarsi come oziose e futili di fronte alle «questioni di fatto», e il tempo e gli sforzi ad esse applicati come pressoché sprecati, per ciò almeno che concerne l’effettivo avanzamento delle conoscenze.
Anzitutto non è raro il caso di importanti e decisivi progressi scientifici che ci appariscono come determinati o, a ogni modo, provocati, dall’esplicarsi di controversie che a noi sembrano riferirsi soltanto al significato che si doveva o no dare a una determinata frase o parola, di controversie cioè che non avrebbero potuto aver luogo, o sarebbero state immediatamente risolte, se quelli che vi presero parte si fossero dati fin dal principio la pena di ben definire i termini di cui si servivano, in modo da rendere impossibile ogni equivoco sulla portata reale delle loro rispettive asserzioni.
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