La ragione di tale imperfezione del linguaggio sta, da una parte in ciò, che le asserzioni, nelle quali il significato d’una parola viene decomposto nei suoi elementi, non cominciarono a esser formulate e riconosciute come differenti dalle altre, se non in uno stadio assai avanzato di sviluppo intellettuale, quando l’ossatura fondamentale del linguaggio era già formata; e dall’altra parte, nella nessuna importanza pratica che presenta la distinzione tra esse e le proposizioni generali propriamente dette, dal momento che, ogni qualvolta una di queste ultime sia riconosciuta come vera, diventa, per ciò solo, opportuno, o almeno non dannoso, adottare la norma o convenzione che noi esprimiamo colla medesima frase. Quando infatti tutti gli oggetti che godono d’una data proprietà godono anche d’un’altra proprietà, quali inconvenienti possono nascere dall’indicare, collo stesso segno, non solo il possesso della prima, ma anche quello della seconda proprietà?
III
Le prime ricerche scientifiche, nelle quali si presentò la necessità di ben distinguere le proposizioni, aventi il solo scopo di determinare il significato dei termini adoperati, da quelle contenenti asserzioni o supposizioni relative agli oggetti reali considerati, furono, secondo ogni probabilità, le ricerche di geometria.
Nel campo pratico le questioni relative al significato delle parole si presentarono fin dal principio come troppo intimamente connesse alle questioni di interpretazione della volontà altrui (per esempio del legislatore, del testatore, del contraente, ecc.
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