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      Ed è per la stessa ragione che spesse volte gravissimi ostacoli al progresso delle conoscenze sono stati opposti dal fatto che le cognizioni già acquistate su un dato soggetto furono prematuramente schematizzate e rappresentate in modo da pregiudicare i risultati di ulteriori indagini, o da creare prevenzioni atte a spingere queste su false tracce e a impedire che una dose sufficiente di attenzione fosse rivolta nella direzione opportuna.
      Queste azioni dovute al linguaggio sono tanto più meritevoli di esser tenute in vista inquantoché la maggior parte di esse si esercita in certo modo automaticamente(60) e senza il minimo intervento della nostra coscienza e volontà. Così avviene spesso che ragionamenti o conclusioni, di cui noi avvertiremmo subito la precarietà o provvisorietà se fossimo chiaramente consci delle analogie vaghe e superficiali su cui si appoggiano, acquistano invece aspetto di verità evidenti e indiscutibili pel solo fatto che l’intervento del linguaggio ci nasconde il loro reale fondamento.
      Il linguaggio tecnico scientifico non meno del linguaggio volgare è pieno di frasi ed espressioni metaforiche che, pure avendo cessato, pel lungo uso, di richiamare l’immagine che suggerivano originariamente, non hanno perduta la capacità di indurci ad attribuire ai fatti che esse descrivono tutte le proprietà dell’immagine a cui esse si riferiscono.
      Lo stesso carattere poetico ed immaginoso che ci impressiona nei linguaggi molto differenti dal nostro (per esempio nei linguaggi orientali), noi lo riconosceremmo nel nostro pure, e in quelli ad esso affini, se una lunga abitudine non ci avesse (in conformità a una legge psicologica ben nota ai cultori della filologia comparata) messi in grado di giovarci delle immagini a cui il nostro linguaggio ricorre e delle metafore che esso contiene, senza riconoscerle come tali.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483