Il poverin, che non se n’era accorto,
andava combattendo ed era morto.(62)
XIII
Ciò che ho detto sin qui è certamente ben lungi dal costituire un’enumerazione completa delle varie forme sotto le quali si manifesta l’inconscia schiavitù del pensiero alla parola nei vari campi d’attività intellettuale. Mi lusingo però che possa bastare per far comprendere quanto sia lontana dal vero la credenza che, per sottrarsi a tale servaggio, basti la semplice volontà di emanciparsene.
Non v’è forse alcun’altra caratteristica mentale che dia luogo a tante differenze e gradazioni tra uomini, d’intelletto sano, quanto la maggiore o minore suscettibilità a cadere vittima delle insidie che il linguaggio ci tende. Il che tuttavia non impedisce che tale attitudine e suscettibilità siano estremamente soggette a subire alterazioni e modificazioni a seconda della disciplina intellettuale a cui ciascun individuo venga ad essere sottoposto.
Che lo studio delle scienze fisiche e matematiche costituisca uno dei migliori mezzi per educare e fortificare la mente a tale riguardo, è opinione assai antica, tanto antica forse quanto l’istituzione di scuole in cui i rudimenti dei più antichi rami di tali scienze (come la geometria e l’astronomia) venivano insegnati ai giovani destinati a professioni liberali. Sull’efficacia invece che, per questo stesso scopo, è da attribuirsi a un’esposizione dottrinale direttamente rivolta a descrivere, classificare ed analizzare le diverse specie di illusioni verbali che tendono a infettare ciascuna singola forma di ragionamento o d’argomentazione, le opinioni sono di gran lunga più discordi.
| |
|