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Alle considerazioni in apparenza puramente critiche e negative che precedono non si può, credo, rivolgere il rimprovero di non condurre ad alcuna conclusione positiva e pratica.
In primo luogo esse tendono a mostrare che la ricerca di una classificazione ideale e perfetta delle scienze appartiene all’insieme importante delle ricerche, il cui valore non dipende tanto dalla maggiore o minor probabilità di raggiungere lo scopo che si propongono, quanto dall’importanza dei problemi particolari che esse implicano, delle questioni che sollevano e di cui provocano e preparano la soluzione.
In secondo luogo, ammettendo che le osservazioni critiche sopra esposte siano sufficienti a far considerare utopistica ed irrealizzabile la costruzione di uno schema di distribuzione delle scienze capace di rappresentare in maniera adeguata le loro molteplici relazioni, esse, d’altro canto, lungi dallo scoraggiarla, incitano invece l’elaborazione di schemi di portata più speciale e determinata, adeguati all’uno o all’altro dei fini particolari che una classificazione può aver di mira. A seconda che tale fine sia quello di redigere un catalogo bibliografico, o organizzare un istituto didattico, o stabilire un piano di lavoro storico, o preparare la materia di uno studio comparativo dei metodi, dei procedimenti o delle attitudini mentali di ciascuna scienza, è naturale che, essendo diversi i criteri di ripartizione e raggruppamento, siano diversi anche i risultati a cui conducono, e tale diversità di risultati non ha alcun inconveniente pratico né teorico.
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