), vi sono raggruppati in una categoria, coordinata e nello stesso tempo opposta, da una parte alla categoria delle semplici rappresentazioni (che comprende le sensazioni propriamente dette, le sensazioni ricordate, le immagini mentali, le idee ecc.), e, dall’altra parte, alla categoria dei fenomeni di volizione e d’impulsione o inibizione volontaria.
La distinzione tra queste tre categorie fondamentali: («rappresentazioni», «aspettazioni» e «volizioni») trova, secondo il Brentano, la sua principale giustificazione nella possibilità, o anzi nella necessità, di stabilire tra esse ciò che si potrebbe chiamare un ordine di gerarchia, inquantoché, da un lato, ogni «aspettazione» (prolepsis, credenza, giudizio), essendo una credenza a qualche cosa, presuppone una rappresentazione, più o meno chiara, di ciò che si crede, mentre, d’altra parte, ogni atto volontario presuppone (insieme a una rappresentazione più o meno determinata di una parte almeno del processo che esso tende a realizzare) anche una qualche sorta di credenza, o di opinione, riguardante l’efficacia dei mezzi da mettere in opera per raggiungere lo scopo voluto.
Ora ciò che mi sembra interessante a notare, dal punto di vista delle applicazioni della psicologia alla logica pratica e normativa, è la corrispondenza intima che sussiste tra questa tripartizione degli stati di coscienza, e le distinzioni più fondamentali che i logici sono indotti a stabilire tra le differenti specie di proposizioni, quando le vogliono classificare secondo il loro significato, o secondo ciò che i trattatisti inglesi chiamano il loro «import».
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Brentano
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