Quando diciamo, per esempio, che «la funzione dello stato è di proteggere i cittadini nell’esercizio dei loro diritti» si può domandare se con questa affermazione noi intendiamo semplicemente dare delle informazioni su ciò che si verifica normalmente, o tende a verificarsi in fatto, o se noi vogliamo invece dare espressione alla nostra concezione ideale delle relazioni che devono sussistere tra lo stato e gli individui. Lo stesso si potrebbe dire, per prendere un altro esempio, anche della frase: «Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge», nella quale la parola sono può, nello stesso tempo, essere interpretata come esprimente ciò che è effettivamente, o ciò che dovrebbe essere. Un esempio tipico delle conseguenze disastrose, cui può condurre il perdere di vista una distinzione apparentemente così ovvia, ci è fornito dalla troppo celebre teoria del valore di Carlo Marx, nella quale la frase: «Due merci sono di egual valore quando la loro produzione esige uno stesso numero di ore normali di lavoro», è intesa qualche volta come una definizione del valore di scambio, tal altra volta come un’asserzione relativa alle circostanze dalle quali la ragione di scambio di due merci dipende, tal altra volta, infine, come l’affermazione d’un criterio che dovrebbe essere adottato per determinare le proporzioni in cui le merci si devono scambiare, in una società nella quale ciascun membro abbia diritto al «prodotto integrale» del suo lavoro.
Un’osservazione opportuna a fare, per ciò che concerne queste tre categorie di proposizioni, è questa: che, per nessuno sforzo di ragionamento e di deduzione, può esser mai possibile, prendendo come punto di partenza solo proposizioni appartenenti all’una o all’altra di tali tre classi, ottenere, come conclusione, una proposizione appartenente a una classe diversa da quella a cui appartengono le proposizioni da cui si è partiti.
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Carlo Marx
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