[VII]
SCIENZA E FILOSOFIA
Pubblicato in "Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali", a. VIII, 15 aprile 1902. Poi in Scritti, pp. 417-2O.
Con questo titolo è stata riportata recentemente da più d’un giornale un’interessante lettera del prof. A. Faggi dell’università di Palermo sulla quale mi sembra opportuno richiamare l’attenzione dei lettori di questa rivista.
Dopo aver osservato che l’Italia è forse, tra i paesi civili, quello in cui al presente gli studi filosofici sono più in discredito, il Faggi esprime l’opinione che la principale causa di ciò sia da cercare nell’ingiustificabile separazione che i nostri ordinamenti universitari stabiliscono tra i corsi d’insegnamento dedicati alle discipline scientifiche propriamente dette e quelli nei quali i giovani delle facoltà di lettere vengono preparati al conseguimento della laurea in filosofia. L’aver tagliato ogni rapporto tra lo studio delle discipline filosofiche e quello delle scienze positive, prescrivendo che non si possa arrivare alla laurea in filosofia se non per la via degli studi letterari e filologici, è quanto vi può essere di più contrario alle esigenze della cultura filosofica moderna, la cui aspirazione è appunto quella di riattaccarsi direttamente ai risultati delle scienze speciali, coordinandoli, comparando i metodi coi quali essi sono stati ottenuti, e sottoponendo ad analisi critica i concetti fondamentali in essi implicati.
È alla mancanza di solida educazione scientifica e di qualsiasi «allenamento» a quelle argomentazioni precise e a quell’ordine rigoroso che le ricerche positive esigono, che va attribuita quella caratteristica verbosità e quella singolare imprecisione di linguaggio e di pensiero che tanto spesso i critici stranieri rimproverano ai nostri scrittori di filosofia, insieme ad altri difetti non meno deplorevoli.
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