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      Accanto a questa questione, che i filosofi formulano in modo più breve, se non più chiaro, domandandosi se «la volontà umana sia o no soggetta alla legge naturale di causalità», ve n’è un’altra completamente diversa, ma che, ciò nonostante, è d’ordinario conglobata con la prima, e difesa e combattuta come se con essa coincidesse. Tale seconda questione è questa: se le nostre volizioni o deliberazioni possano essere causa di altri fatti, possano cioè cooperare a produrre o determinare le nostre azioni nello stesso senso in cui si dice, per esempio, che l’abbassamento di temperatura produce o determina il congelarsi dell’acqua.
      Che a questa seconda questione possa eventualmente essere data risposta affermativa tanto da quelli che affermano che da quelli che negano che le volizioni umane siano effetti di determinate condizioni, risulta in modo evidente anche dal solo fatto che per i fenomeni studiati dalle scienze fisiche noi ammettiamo appunto che essi siano regolati da leggi invariabili e prodotti da cause determinate, e ciò non ci impedisce affatto di dire e di ammettere che essi alla loro volta siano cause o condizioni determinatrici di altri fatti che da essi dipendono.
      Se, per potere asserire che un dato fenomeno è causa di dati altri fenomeni, occorresse prima escludere che esso sia alla sua volta causato da anteriori condizioni, nessuno dei fenomeni di cui si occupa la meccanica o la chimica potrebbe essere qualificato come causa di un altro, dal momento che per nessuno di essi si ammette che possa prodursi da sé, indipendentemente dall’anteriore verificarsi di date circostanze di fatto che ne provochino la produzione.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483