Pagina (194/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lo scienziato moderno viene così a trovarsi sempre più, di fronte all’uomo pratico di cultura media, nella posizione di un semplice «perito» o di un giurato a cui il giudice richiede informazioni sulla credibilità o non credibilità di date asserzioni, sulla possibilità o non possibilità di dati fatti, sull’efficacia o non efficacia di dati mezzi, ma al quale non spetta alcuna autorità per tutto quanto riguarda le conseguenze giuridiche o morali derivanti dai fatti stessi.(74)
      Il collocare poi, come fa l’autore, la «morale» alla testa delle «scienze applicate» equivale a non porre abbastanza attenzione al doppio senso di tale parola, la quale, o è presa per indicare quel ramo di ricerca che si occupa dell’origine e del modo di manifestarsi dei sentimenti morali, e allora è il nome di una scienza che, costituendo una parte della psicologia, rientra nella categoria di scienze dove questa figura, o è intesa come un insieme di norme di condotta o di inculcazioni relative ai fini supremi dell’attività umana, e allora non si connette, come le scienze e le loro applicazioni, ad alcuna nostra facoltà di giudicare del vero e del falso, ma piuttosto al nostro modo di sentire, di apprezzare, ciò che è bene e ciò che è male: in tale senso la «morale» di ciascun uomo rappresenta, non una parte di ciò che egli sa, ma una parte di ciò che egli vuole.
     
      Como, 2 giugno 1902.
     
      [X]
     
      SULL’APPLICABILITÀ DEI CONCETTIDI CAUSA E DI EFFETTO NELLE SCIENZE STORICHE
     
      Comunicazione al Congresso internazionale di scienze storiche tenuto a Roma nell’aprile del 1903. Pubblicata nella "Rivista italiana di sociologia", n. 3, maggio-giugno 1903. Poi in Scritti, pp.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Congresso Roma Scritti