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Un bel paragone di F. Bacone assimila lo scienziato a un falciatore, costretto a sospendere, a intervalli, il suo lavoro per occuparsi di rispianare e riaffilare il suo strumento che, dall’uso stesso, è reso periodicamente incapace di servire al suo scopo.
Tali operazioni di rettifica e di riaffilatura dei propri ferri del mestiere sono rappresentate, per gli scienziati, appunto dalle discussioni relative alla metodica delle scienze che essi coltivano, e all’analisi critica dei concetti e dei mezzi di rappresentazione di cui in esse si fa uso, o dei processi di prova e di ricerca in esse seguiti.
La più utile forma che tali discussioni possano assumere è, a mio parere, quella che consiste nel determinare le analogie e i contrasti che presentano a tale riguardo i diversi rami di scienza e nell’esaminare se, e fino a che punto, tali analogie o differenze trovino giustificazione nella diversità della materia trattata. È così infatti che si può riescire a mettere, in certo modo, a profitto di ciascuna scienza speciale l’esperienza acquistata dai cultori delle altre nei loro campi rispettivi.
A qualche utile osservazione di questo genere mi sembra offrano opportuna occasione le controversie, senza fine rinascenti, sui caratteri che contraddistinguono le scienze storiche, e in generale le scienze che hanno per oggetto di studio la vita della società e lo sviluppo della cultura, dalle scienze fisiche o naturali propriamente dette.
Io mi limiterò qui a rilevare in proposito alcuni punti sui quali lo scambio d’idee e l’intesa tra i cultori delle prime e quelli delle seconde mi sembra sarebbe particolarmente desiderabile.
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Bacone
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