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      L’esistenza della rete obbliga i treni a percorrere date linee, nel caso che essi si muovano, ma non implica affatto che essi devano muoversi piuttosto sull’una che sull’altra di tali linee, o che essi devano partire a un’ora piuttosto che a un’altra, o camminare con la tale o tal altra velocità, e neppure che essi devano muoversi affatto.
      Conviene inoltre notare che la questione se la volontà umana possa o no contribuire a determinare l’andamento di una data classe di fenomeni (come è stato ben rilevato da M. Calderoni nel suo recente saggio: Diritto Penale e Scienza Positiva), è affatto diversa dall’altra: se la volontà sia alla sua volta determinata o dipendente secondo date leggi dalle circostanze che su essa influiscono.
      Molti sembrano credere che una risposta affermativa data a quest’ultima domanda equivalga a negare alla volontà umana ogni carattere di causa determinatrice, in quanto le sole vere cause sarebbero quelle da cui la volontà è alla sua volta determinata.
      Ma è pur strano che quelli che così ragionano non si accorgano che, se si ragionasse allo stesso modo anche nelle scienze fisiche, non si potrebbe più neppure in esse parlare di cause e di effetti. Se, infatti, per asserire che un dato fatto è causa di un altro occorresse provare che il primo, alla sua volta, non è un effetto di alcun fatto precedente, qual è quel fatto che, anche nelle scienze fisiche, potrebbe esser chiamato causa di un altro, dal momento che in esse si ammette che ogni fatto è alla sua volta prodotto da cause anteriori?


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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