Questi si lascia, più o meno consciamente, indurre a limitare la sua attenzione e a qualificare come cause solo quelle, tra le condizioni di un dato fatto, alla cui modificazione egli crede sarebbe necessario o utile provvedere se si volesse provocare o impedire il fatto in questione o altri d’indole analoga, o modificarli nel modo da lui desiderato.
Né questa specie di parzialità va considerata come illegittima, o confusa con quella che consiste nel permettere alle nostre passioni e ai nostri interessi di influire sulla valutazione delle prove dei fatti e delle teorie. Mentre questa seconda specie di parzialità è radicalmente incompatibile col carattere scientifico di qualsiasi specie di ricerca, l’altra è perfettamente legittima, nelle scienze storiche non meno che nelle scienze naturali. E, da questo punto di vista, il sentir parlare, per esempio, d’un volume di storia socialista, in contrasto a un altro, per esempio, di storia conservatrice, non dovrebbe sembrare più strano che il sentir parlare di un manuale di chimica per i tintori affatto diverso da un trattato di chimica per i farmacisti e per gli agronomi.
La verità è una sola, ma le verità sono molte, e molti sono gli scopi al cui raggiungimento le nostre conoscenze possono eventualmente essere applicate. E il preoccuparsi dell’uno piuttosto che dell’altro di tali scopi è, anche nelle scienze storiche come in qualsiasi ramo di indagine, affatto compatibile con la più serena imparzialità nell’apprezzamento delle prove e delle testimonianze.
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