Pur tenendo conto di quel tanto di iperbolico e di ironico che la frase contiene, non si può fare a meno di riconoscere che essa segnala uno dei più notevoli tra quei caratteri distintivi che contribuiscono a giustificare il contrasto tra le speculazioni filosofiche e il pensiero scientifico propriamente detto.
Si potrebbe osservare che, agli occhi dello storico delle conoscenze umane, lo stesso contrasto tra scienza e filosofia non è che un aspetto del contrasto tra la scienza in via di formazione e la scienza costituita ed organizzata; e che, in effetti, lo sviluppo delle parti teoriche e astratte di ogni scienza particolare, con l’eccezione forse delle scienze puramente matematiche, ci offre un numero di esempi di opinioni assurde e contraddittorie non minore di quello fornito dalla storia della filosofia.
D’altro canto non vi è da stupirsi del fatto che i metodi e le conclusioni dei filosofi manchino a volte delle qualità che sono proprie ai procedimenti o alle conclusioni degli scienziati, dal momento che, per tacita convenzione, essi non le potrebbero acquistare senza per ciò stesso cessare di occupare un posto tra le speculazioni considerate propriamente «filosofiche» e senza essere immediatamente fregiate del titolo di «scientifiche». E anche quando gli scienziati non si rifiutano di lasciare alla filosofia il compito di organizzare e armonizzare in vedute d’insieme i primi principi e le conclusioni estreme delle diverse scienze e dei vari ordini di ricerca, non lo fanno forse soprattutto nel proprio interesse, liberandosi in tal modo dal compito, che incomberebbe loro di mettersi direttamente d’accordo, di assicurarsi essi stessi che le ipotesi alle quali hanno fatto ricorso nelle diverse branche che coltivano siano compatibili, e di eliminare le incoerenze e le contraddizioni che si potrebbero manifestare tra di esse?
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