Attraverso una ben singolare illusione si è giunti in tal modo a vedere in ogni nuovo progresso della conoscenza del meccanismo psicologico della nostra intelligenza, la giustificazione di una concezione sempre più ristretta dei limiti che s’impongono alla sua sfera d’attività e un buon motivo per svalutare le nostre facoltà mentali come radicalmente incapaci di darci risposte soddisfacenti su questioni che venivano precedentemente considerate di loro competenza, anziché per aumentare la nostra fiducia nel loro impiego.
Si è arrivati al punto di dichiarare inaccessibile alla ricerca scientifica ciò che è sempre stato considerato il suo scopo più immediato: la spiegazione dei fatti che ci vengono presentati dall’osservazione.
Con una celebre frase, una delle scienze più perfette e possenti, la meccanica razionale, è stata caratterizzata come scienza che non si propone altro fine se non quello di descrivere nel modo più esatto e più semplice i movimenti dei corpi e le circostanze nelle quali essi hanno luogo; in tale frase si è creduto di ravvisare quasi una confessione della radicale impotenza del pensiero umano a raggiungere le spiegazioni perfino dei fatti più semplici sui quali esso riflette, invece di riconoscervi il segno di un progresso nella determinazione di ciò che è e di ciò che può essere una spiegazione, progresso che il superbo sviluppo della meccanica moderna ha contribuito in larga misura a rendere possibile, e di cui gli altri settori meno avanzati della ricerca scientifica non tarderanno a beneficiare a loro volta.
| |
|