[XIII]
I TROPI DELLA LOGICA
Pubblicato su "Leonardo", a. III, febbraio. 1905. Poi in Scritti, pp. 564-71.
Words as a Tartar’s bow do shoot back upon
the understanding.
Fr. Bacon (Adv. of learn, XIV (II))
La difficoltà di descrivere, rappresentare, classificare le attitudini e le operazioni mentali senza ricorrere a metafore desunte dal mondo fisico da lungo tempo ha richiamato l’attenzione dei filosofi.
Essi non hanno mancato di utilizzar questo fatto per cavarne, a seconda delle loro speciali preferenze, le conclusioni più opposte e disparate.
Così mentre il Locke (Essay, III, I, § 5) vede in esso una prova e una verifica della sua tesi «che tutte le nostre nozioni hanno origine dalle impressioni dei sensi», il Leibniz invece cerca trarne partito in favore della primordialità delle intuizioni spaziali (direzione, distanza, moto ecc.), (Nouveaux Essais, III, I, § 5).
L’esame dei vantaggi e degli inconvenienti che l’impiego di queste metafore presenta, offre nondimeno un campo di ricerca che si può dire quasi affatto inesplorato.
La recente pubblicazione di un volume,(83) nel quale è richiamata attenzione all’importanza di questo genere di ricerche, mi dà occasione di esprimere in proposito qualche osservazione.
Benché di questo argomento non abbiano mancato di occuparsi i cultori di quel ramo di psicologia applicata che i greci chiamavano la retorica, pure le loro trattazioni, dato il fine pratico che avevano in vista, non potevano che riferirsi, quasi esclusivamente, all’impiego delle metafore come mezzo di persuasione o di allettamento, e solo incidentalmente al loro ufficio nella prova e nella ricerca.
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