Pagina (241/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Chi sa che cosa doveva rappresentare per lui lo stato di fusione ignea al centro del globo se egli non era in grado di dire se colà si sarebbe trovato più al freddo o più al caldo che nella scuola!
      La prima forma sotto la quale la domanda gli era stata rivolta rappresenta a mio parere in modo abbastanza caratteristico il tipo al quale dovrebbero, quanto più è possibile, avvicinarsi le domande di chi insegna, sia che esse vengano fatte allo scopo di stimolare l’alunno a riflettere, sia che con esse si miri a rendersi conto dello stato delle sue cognizioni.
      Le migliori domande, tanto per l’uno come per l’altro di questi scopi, sono cioè quelle che si riferiscono alla previsione di un fatto determinato, quelle nelle quali, dopo aver descritto all’allievo una determinata situazione e una serie di determinate operazioni, gli si domanda che cosa egli si aspetterebbe di trovare e di ottenere nel caso che le eseguisse, o come agirebbe ulteriormente se si proponesse di raggiungere in tali circostanze un determinato risultato.
      Né è da credere che la convenienza di ricorrere a questa specie di domande (la convenienza cioè di porre le domande sotto a questa forma condizionale o «pragmatica», come si potrebbe chiamare) si limiti al campo dell’insegnamento elementare o ai primi stadi dello sviluppo intellettuale.
      Per quanto, per esempio, a chi ha già nozioni sufficienti di fisica possa parere la stessa cosa domandare: «Qual è il peso specifico del mercurio?», o il domandare invece: «Quanti litri d’acqua occorrerebbe versare in un recipiente perché esso pesasse tanto come se contenesse un litro di mercurio?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483