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      », pure lo stesso non è per chi è sulla via di acquistare e famigliarizzarsi colle esperienze che la parola «peso specifico» ha l’ufficio di richiamare e rappresentare. E la differenza tra i due tipi di domande si accentua ancora più se, dalle parti più elementari della fisica, si passa a quelle nelle quali, come ad esempio nella termodinamica o nell’elettrotecnica, si maneggiano dei concetti simboleggianti e riassumenti operazioni e reazioni ben più complesse di quelle che consistono nell’equilibrare i due piatti d’una bilancia.
      La trascuranza, in questo caso, di mettere tali concetti in relazione immediata e diretta coi procedimenti concreti di misura, di comparazione, di verifica, da cui essi traggono il loro significato, non ha solo l’effetto di rendere lo studio teorico pressoché inutile, ma anche quello di compromettere perfino i vantaggi del tirocinio sperimentale.
      A ricavare invece da questo il massimo frutto si trova preparato l’allievo quando anche la disciplina teorica, alla quale è stato precedentemente assoggettato, abbia contribuito a creare in lui la disposizione a riguardare ogni enunciazione astratta come un modo più o meno artificiale o conveniente di preannunziare le conseguenze e i risultati che deve aspettarsi chi operi in un dato modo in date circostanze.
      Abituare l’allievo a concepire il «sapere» come una attitudine a rispondere in modo pronto e preciso a domande di questa specie, renderlo consapevole che il grado maggiore o minore nel quale egli riesce a soddisfare a questa esigenza costituisce il criterio essenziale del suo profitto, è il miglior mezzo, e direi anzi l’unico, che si possa mettere in opera per combattere in lui la tendenza tanto naturale e tanto perniciosa a scambiare il lavoro mnemonico dell’apprendimento di formule verbali, con quello che porta all’effettivo acquisto di nuovi concetti e di nuove cognizioni.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483