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      3) quelli che consistono nel mostrare come la proprietà, o le proprietà, la cui presenza o assenza è presa come criterio della distinzione, sono tali da poter essere, nello stesso tempo, possedute e non possedute da uno qualsiasi degli oggetti in questione, a seconda degli altri oggetti coi quali lo si raffronta. È il caso delle così dette proprietà relative, o di relazione. Così, ad esempio, per i numeri il contrasto tra le parole «antecedente» e «successivo», non corrisponde ad alcuna distinzione fra essi, in quanto l’essere uno di essi successivo di un altro non esclude che esso sia alla sua volta l’antecedente di quello che lo segue.
     
      Ora, per ciò che riguarda i procedimenti della prima specie, è evidente che le distinzioni, che con essi si mira a distruggere, non scompaiono che per ricomparire sotto altra forma, o anzi per ritornare - come quel demonio scacciato dall’ossesso di cui si parla nei Vangeli - accompagnate da altre distinzioni assai più potenti, e refrattarie a ogni ulteriore sforzo di analisi dissolvitrice.
      A chi credesse, ad esempio, di distruggere l’antitesi tra «unità» e «pluralità» col dire che dall’uno si passa ai molti con successive addizioni, si potrebbe fare osservare che ciò equivale a riconoscere che vi sono tante specie di pluralità, che cioè, oltre alla distinzione tra l’uno e i molti, ve ne sono altre dei diversi molti tra di loro, e che quindi egli, tentando di distruggere la distinzione in questione, se ne tira addosso addirittura un vespaio: come la bertuccia della favola che, irritata contro l’immagine riflessa da uno specchio, lo ruppe in frantumi e riuscì invece a moltiplicare quella stessa figura che credeva di far scomparire.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Vangeli