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      E ciò che si chiama il «principio di causalità», in quanto non afferma altro che il sussistere di certe rassomiglianze tra fatti i cui antecedenti si rassomigliano, non è affatto incompatibile coll’ammettere che l’effetto di una data causa non sia determinato in modo unico, allo stesso modo come in biologia la legge dell’ereditarietà è perfettamente compatibile col verificarsi di divergenze e variazioni individuali spontanee tra i discendenti degli stessi progenitori.
      Dire che è determinato l’effetto di una data causa può solo voler dire che sono determinati alcuni tra i caratteri che esso possiede, o più precisamente che è determinata una classe, più o meno estesa, entro la quale esso deve rientrare. La sola differenza quindi che può sussistere tra i deterministi e i loro avversari, sta nel ritenere possibile una maggiore o minore divergenza e dissomiglianza negli effetti di cause aventi dati gradi di somiglianza, nel giudicare cioè diversamente della maggiore o minore probabilità, o frequenza, di tali divergenze nei singoli campi di ricerca scientifica, dalla fisica e dalla meccanica alla psicologia e alle scienze sociali.
      «Determinismo» e «Contingenza» vengono così ad apparire come i due termini estremi di una serie di possibili alternative intermedie nelle quali i pretesi caratteri opposti dell’una e dell’altra teoria figurano mescolati e combinati nelle più svariate proporzioni.
     
      A questo esempio dell’applicazione del primo dei procedimenti sopra indicati ne farò seguire un altro in cui il secondo o il terzo di essi si trovano contemporaneamente applicati.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483