Ma poiché questo è un soggetto sul quale mi spiacerebbe di non dire abbastanza, preferisco per ora non dir nulla affatto.
[XVI]
RECENSIONE A P. DUHEMLA THÉORIE PHYSIQUE
IN "REVUE DE PHILOSOPHIE"
1905
Pubblicata su "Leonardo", a. III, aprile 1905. Poi in Scritti, pp. 593-5.
La serie di articoli, di cui questo è l’ultimo pubblicato, merita di esser segnalata ai lettori del "Leonardo", non solo per la sua importanza eccezionale come contributo all’analisi dei metodi della fisica moderna, ma anche per la stretta affinità che sussiste tra le conclusioni, alle quali il Duhem si trova condotto, e l’indirizzo filosofico che il "Leonardo" rappresenta in Italia.
L’impiego che è fatto, in fisica, degli esperimenti per mettere alla prova le varie ipotesi, o teorie, presenta un’analogia, non difficile a riconoscere, coll’uso che si fa dai matematici delle così dette dimostrazioni per riduzione all’assurdo.
Tanto in un caso come nell’altro, infatti, si parte da un’alternativa tra due o più supposizioni; si deducono da queste delle conseguenze e, dal confronto di tali conseguenze con qualche fatto che si può constatare o costruire, o con qualche affermazione antecedentemente ammessa, si trae argomento per rigettare ciascuna di tali supposizioni, eccetto una, la quale viene in tal modo ad essere «provata».
Ma se l’analogia tra il procedimento dei geometri e quello dei fisici è innegabile, e più profonda anche di quanto possa sembrare a prima vista, essa non manca tuttavia, come ogni altra analogia, di avere il suo fondo, e le sue limitazioni.
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