A conferire alla seconda di esse il carattere di una questione inversa contribuisce anche il fatto che essa, come appunto la maggior parte delle questioni inverse considerate dai matematici, non ammette una soluzione unica. Una stessa conclusione può essere ottenuta per vie diverse, essere cioè dedotta nello stesso tempo da diversi gruppi di premesse. Non si può quindi, e ciò neppure nel caso più semplice in cui le premesse siano due soltanto (sillogismo), determinare quali, o di che forma, esse devono essere, quando sia data la conclusione, allo stesso modo come date le due premesse si determinerebbe la conclusione che da esse deriva.
Le sole norme che si possono stabilire in proposito sono quelle che si riferiscono, non già alla forma o al contenuto delle premesse medesime, ma tutt’al più a qualche loro carattere generico e al loro appartenere a qualche classe di affermazioni piuttosto che a qualche altra.
È di questo genere, ad esempio, la nota regola della logica scolastica secondo la quale «la conclusione segue sempre la parte peggiore». Con essa infatti si afferma che in un sillogismo, la cui conclusione sia una proposizione generale affermativa, le premesse non possono a meno che essere anch’esse ambedue generali ed affermative. Un altro esempio è fornito dalle regole relative ai così detti sillogismi «modali», alle quali, nell’esposizione originaria della logica aristotelica, era data un’importanza ben maggiore di quella che si dà loro nelle trattazioni moderne di logica deduttiva.
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