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      Le teorie vi si trovano esposte, non, come nella trattazione ordinaria, sotto il loro aspetto, per così dire, «statico» o di riposo, ma bensì sotto quello di moto e di sviluppo; non come degli animali impagliati nelle vetrine di un museo, in atteggiamenti convenzionali e con gli occhi di vetro, ma come organismi che vivono, si nutrono, lottano, procreano, o almeno come delle figure in un cinematografo svolgentisi e trasformantisi naturalmente e logicamente le une nelle altre.
      A questa tendenza a riconoscere la conformità delle teorie al di là o al di sotto delle differenze di espressioni, di simboli, di linguaggio, di convenzioni rappresentative, ecc., è da riferire anche il costante interesse dei logici matematici per le questioni linguistiche, dal Grassmann autore, nello stesso tempo, dell’Ausdehnungslehre e del Wörterbuch zum Rig-Veda, al Nagy ricercatore della tradizione del pensiero greco attraverso i commenti siriaci e arabi, dal Couturat autore, col Leau, d’una storia dei progetti di «lingua universale», al Peano ideatore e propagatore di uno dei più pratici tra essi: il «latino non flexo».
     
      Tutta un’altra serie di connessioni tra pragmatisti e logici matematici presentano gli importanti progressi effettuati da questi ultimi nella teoria delta «definizione».
      Anzitutto, lo schema tradizionale che fa consistere la definizione nella ricerca del «genere» e delle «differenze specifiche», cioè nella ricerca di classi da cui quella da definire risulti mediante un «prodotto logico», è stato allargato in modo da comprendere qualunque caso in cui la classe da definire possa ottenersi in funzione di classi note, mediante qualsiasi operazione, o serie di operazioni, anteriormente ammesse.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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