Il detto favorito di Platone kreitton emisu pantòs(97) non è meno applicabile alle teorie scientifiche di quanto non sia a qualunque ramo di attività umana.
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RECENSIONE A MARIO CALDERONIDISARMONIE ECONOMICHE E DISARMONIE MORALI
SAGGIO DI UN’ESTENSIONEDELLA TEORIA DELLA RENDITA RICARDIANA
FIRENZE, 1906
Pubblicata in "Rivista italiana di sociologia", n. 2, marzo-aprile 1906. Poi in Scritti, pp. 695-8.
È nota l’estensione di significato che il concetto di scambio ha recentemente subito per parte dei cultori della cosiddetta «economia pura». Allo stesso modo come il concetto di lavoro, originariamente connesso a quello di sforzo muscolare, si è andato sempre più dissociando da esso, venendo quasi a comprendere qualunque categoria di azioni o di inibizioni che siano abbastanza penose per non venir normalmente effettuate se non da chi aspetti, per esse, una determinata retribuzione, così anche il concetto di scambio si è man mano allargato fino al punto da non esigere neppure più la presenza di due individui tra i quali lo scambio avvenga. Anche chi produce è concepito come uno che scambia i propri sforzi, o le proprie spese, coi vantaggi e coi prodotti che da essi ricava o aspetta di ricavare; e chi risparmia, o accumula, si concepisce come uno che scambia dei sacrifici presenti con delle soddisfazioni future, ecc.
D’altra parte, anche per ciò che riguarda gli scambi tra due persone, lo schema del «do ut des» è sempre più riguardato come rientrante in quello più generale del «facio ut facias», in quanto si riguarda come uno scambio qualunque transazione, che, anche non implicando trasmissioni di ricchezza o di merci dall’una all’altra delle due parti contraenti, si presenti come effetto di una concessione che l’una delle due parti fa all’altra allo scopo di indurla a qualche altra concessione o rinuncia determinata in proprio favore.
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Platone Scritti
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