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      E a ciò arrivano ambedue seguendo analoghi processi logici di comparazione e di analogia. «Di interi gruppi di animali non è neppur possibile una classificazione indipendentemente da una conoscenza anatomica minuta. Le loro affinità sistematiche si mettono in luce soltanto con la conoscenza degli stadi embrionali e larvali, perché solo in questi stadi si trovano dei caratteri e degli organi che si prestano ad una comparazione legittima e sicura. Come sarebbe dunque possibile fare la sistematica di questi gruppi senza la loro embriologia? Ma non solo in questi casi estremi la sistematica, il cui scopo supremo deve essere lo stabilire i gradi di somiglianza e di differenza degli esseri, e che deve perciò arrivare a stabilire in che realmente stiano queste somiglianze e queste differenze, deve servirsi di tutti gli istrumenti e di tutte le tecniche che ci fanno entrare più a dentro nel mondo dei viventi. Il paragone deve essere rivolto fino alle più minute strutture degli organismi, fino all’esame delle differenze tra i tessuti e le cellule, fino ai processi più intimi strutturali e fisiologici, come ad esempio quelli del ricambio materiale. La sistematica non può nemmeno trascurare le recenti scoperte sui sieri emolitici e precipitanti, che mettono in luce una vera affinità di sangue tra certi organismi, come ad esempio le scimmie antropomorfe e l’uomo, e una affinità di gradi diversi a seconda degli animali che si comparano» ( pp. 17 e 18).
      A queste ragioni, che portano a riconoscere l’opportunità di sopprimere l’attuale divisione tra l’insegnamento della zoologia e quello dell’anatomia comparata, si contrappone il parere di quei biologi che riguardano come compito specifico dell’anatomia comparata l’occuparsi, oltre che di classificare e notare i punti di somiglianza e di differenza fra i vari organismi anche di cercare le cause di tali somiglianze o differenze e di renderne ragione per mezzo delle ipotesi filogenetiche e delle teorie relative all’origine e alla trasformazione delle specie.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483