L’autore sostiene al contrario che la teoria della discendenza e il progresso degli studi filogenetici non hanno portato nessun cambiamento nel fine immediato e nel metodo delle ricerche di anatomia o morfologia comparata. «Ora come prima non si mettono due organismi vicini nel sistema di classificazione perché se ne sia dimostrata già la parentela, ma invece se ne inferisce come probabile un certo grado di parentela appunto perché la morfologia comparata, per tutto altro ordine di motivi, li ha già messi vicini nel sistema. La ricerca di un dato albero genealogico è fondata anche essa sul mettere in evidenza quanto è più possibile le somiglianze e le differenze tra gli esseri. Ciò a cui in primo luogo si giunge, ora come prima, è sempre un sistema di classificazione provvisorio e artificiale, ma sempre più approssimato al naturale quanto maggior numero di forme e di processi sono serviti a costruirlo. Ciò che vi si aggiunge di nuovo poi è solamente la trascrizione dei risultati della ricerca sistematica in una lingua alquanto diversa, ove certi rapporti di somiglianza sono trasformati in rapporti di successione, di parentela. Il salto filosoficamente è d’importanza incalcolabile e ciò spiega il fervore e il numero dei ricercatori che si sono affollati intorno ai nuovi problemi. Ma se la filogenia ha dato un impulso colossale alle ricerche di morfologia comparata, essa non ha mutato affatto i metodi di ricerca. Non esiste nessun metodo proprio della filogenia. Tutti noi, ad esempio, abbiamo imparato che il metodo della morfologia comparata è di scoprire delle omologie fra gli organi.
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