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      Le parti, anzi, dedicate, nei trattati di logica, a tale soggetto, dall’opuscolo aristotelico sui Sofistici elenchi al capitolo On Fallacies nella Logica di J. Stuart Mill, non sono d’ordinario tra le meno interessanti o le meno importanti, sia dal lato pratico che da quello scientifico e psicologico.
      D’altra parte, poiché le nostre «conoscenze» rappresentano in fondo una parte delle nostre «convinzioni», - non essendo infatti che quelle, tra esse, nelle quali abbiamo particolare ragione di avere maggiore fiducia -, tutto ciò che si può dire delle nostre conoscenze, in quanto noi crediamo alla verità loro, coincide con ciò che si può dire delle nostre credenze in genere, siano esse vere o false. Tutto ciò che l’arte di persuadere ci può insegnare sulle cause, o sugli effetti, delle nostre opinioni, sulle connessioni o ripugnanze di vari ordini di credenze ecc., non cessa di essere applicabile a una data opinione, o credenza, pel fatto che essa sia vera. E, da questo punto di vista, l’ufficio della logica sembra doversi limitare a quelle altre particolari proprietà, che spettano alle opinioni, o credenze, vere, in aggiunta ai caratteri che esse hanno in comune con qualunque specie di credenza o di opinione. Con che la logica viene a comparire quasi come un capitolo, o un’appendice, dell’arte di persuadere intesa nel suo senso più generale.
      Si è perfino detto, di una parte della logica - la logica così detta formale - e di quelle parti della matematica che ne sono la più immediata applicazione, che esse non hanno affatto per loro oggetto la verità o la falsità delle proposizioni di cui trattano, ma soltanto la loro dipendenza reciproca, la loro coerenza e compatibilità o la loro incompatibilità ecc.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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