SOMMARIO: In che senso si possa parlare dell’algebra come di un linguaggio, e di una sua speciale grammatica e sintassi. - Quali segni corrispondano in algebra ai verbi. Loro carattere transitivo. - Come si presenti in algebra la distinzione tra verbi transitivi e verbi intransitivi, e l’altra, ad essa corrispondente, tra nomi (o aggettivi) relativi, e nomi (o aggettivi) assoluti. - Dei verbi molteplicemente transitivi, e dell’ufficio delle preposizioni. Carattere grammaticale dei segni di operazione e di funzione. - Le proprietà caratteristiche dei segni di uguaglianza e di disuguaglianza. La transitività sillogistica. - Gli inconvenienti della mancanza di congiunzioni in algebra. I rimedi proposti dai logici matematici. - Interesse scientifico e interesse didattico degli studi sulla grammatica dell’algebra.
Parlando di algebra a dei filologi, e parlando di essa come di uno speciale linguaggio, devo pregarli di volere, per un momento, attribuire, alla parola «linguaggio», un senso un po’ più generale di quello che essi le attribuiscono ordinariamente: di voler fare cioè provvisoriamente astrazione da un carattere comune ai linguaggi che essi studiano - i quali tutti hanno per loro elementi delle «parole» - permettendomi di applicare lo stesso nome anche ad altri sistemi di segni che, se anche si rivolgono ad altri sensi che non siano l’udito, adempiono tuttavia alle stesse funzioni dei linguaggi propriamenti detti.
Accanto, e anteriormente, ai sistemi di scrittura di tipo fonetico - basati su un’analisi e una rappresentazione, più o meno soddisfacenti, dei suoni o gruppi di suoni ricorrenti in un linguaggio parlato -, sono stati adoperati, fino dai tempi più remoti, anche sistemi di scrittura di tipo «ideografico», nei quali le cose di cui si voleva comunicare informazione erano rappresentate direttamente, senza alcun riferimento ai gruppi di suoni che ne costituivano il nome nel linguaggio parlato.
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