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      Il primo tentativo di una enciclopedia matematica contenente, non solo proposizioni o teoremi, ma anche le loro dimostrazioni, e nella quale non è fatto alcun uso del linguaggio ordinario, è dovuto al prof. G. Peano dell’università di Torino.
      Sui vantaggi che presenta il sistema di notazioni da lui messo in opera per la trattazione delle questioni più complesse e delicate sui fondamenti dell’aritmetica e della geometria, e sui principi del calcolo infinitesimale, non è qui il luogo di insistere.
      L’importanza dei più recenti progressi della logica matematica, dal punto. di vista della teoria della conoscenza e dell’analisi dei procedimenti deduttivi, è stata ultimamente posta in rilievo dal filosofo americano J. Royce dell’università di Harvard, nel discorso d’inaugurazione da lui tenuto al Congresso internazionale di filosofia di Heidelberg (settembre 1908).
      Il mio scopo, nell’alludere qui ad essi, è stato semplicemente quello di presentare ai filologi un motivo di più, oltre agli altri addotti indietro, per non escludere dal campo dei loro studi le ricerche sullo sviluppo e sui caratteri dell’algebra, e in generale dei vari sistemi di notazioni ideografiche adoperate nella scienza moderna, per esempio in geometria, in chimica, in cinematica, per non parlare dei procedimenti rappresentativi adoperati dalla geografia e dei diagrammi adoperati dalla statistica.
      L’obbiezione che qui si tratta di sistemi di segni «artificiali», scelti e costruiti deliberatamente in vista degli scopi ai quali devono servire, e il cui sviluppo non è soggetto a leggi o uniformità del genere di quelle che lo studio comparato permette di riconoscere e di formulare per i linguaggi «naturali», non mi pare abbia gran peso.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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