Le domande di questa specie acquistano plausibilità per il fatto che le due affermazioni tra le quali ci si domanda di scegliere sono fatte apparire come contraddittorie l’una all’altra, sembrando così il dilemma ridursi alla domanda se una stessa affermazione sia vera o falsa.
Ogni domanda, alla quale si possa rispondere con un sì o con un no, può naturalmente sempre essere posta sotto forma di dilemma; ma reciprocamente non è vero che ogni dilemma corrisponda a una sola domanda. Perché questo sia, occorre che la persona alla quale il dilemma è rivolto ammetta già che le due proposizioni, di cui gli si domanda quale sia la vera, non possono essere vere l’una e l’altra, o non possono essere false tutte e due. Altrimenti l’esigere dall’interpellato la scelta tra le due proposizioni in questione equivale ad esigere che egli dia, nello stesso tempo, e con uno stesso atto di affermazione o di negazione, risposta a due domande che potrebbero essere affatto diverse e indipendenti l’una dall’altra.
Il caso rientrerebbe dunque in quella categoria di sofismi che da Aristotele sono presi in considerazione (in uno degli ultimi capitoli dei Sofistici elenchi) sotto il nome di fallacie della «molteplice interrogazione».
Essi si incontrano frequentissimamente in ogni ramo di ricerca filosofica, dalla teoria della conoscenza all’etica e alla filosofia del diritto.
Se si domanda, per esempio, se le pene vengono applicate ai delinquenti perché essi hanno trasgredito la legge, oppure perché esse servano a prevenire altre future trasgressioni, si avrebbe torto dando alla risposta la forma di accettazione dell’una o dell’altra delle due asserzioni che figurano contrapposte.
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Aristotele Sofistici
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