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      Che i delinquenti siano puniti perché hanno trasgredito la legge, non solo non è incompatibile, ma è al contrario una condizione indispensabile a che la loro punizione sia efficace come mezzo per distogliere essi od altri dal trasgredire di nuovo la legge. È appunto perché la pena abbia la massima efficacia a questo scopo, che è necessario infliggerla a quelli, e soltanto a quelli, dai quali la legge è stata volontariamente trasgredita.
      Un altro caso che si presenta non meno frequentemente, in ogni campo di ricerca filosofica, è quello delle domande colle quali, di fronte ad un fatto che risulta da un complesso di circostanze e di condizioni, si chiede quale tra queste sia la causa, come se l’asserire che una delle dette circostanze coopera alla produzione del fatto escludesse che vi devano o vi possano cooperare anche le altre.
      Anche qui, come nel caso precedente, l’illusione consiste nel vedere un’alternativa, mentre invece la questione da fare sarebbe piuttosto quella di decidere fino a che punto ciascuna delle asserzioni, apparentemente contraddittorie, sia vera, e da quali circostanze dipenda il loro grado di verità.
      Non è raro anche il caso dei dilemmi nei quali una delle due asserzioni poste in contrasto comprende l’altra come un caso particolare. Si contrappone, per esempio, il «credere» al «sapere», come se ciò che «sappiamo» non costituisse, in ogni modo, una parte di ciò che «crediamo», qualunque siano d’altronde i caratteri che giustificano il classificare le nostre «cognizioni» a parte dalle altre nostre «credenze».


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483