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      ) che permettano loro di recarvisi effettivamente, e di ricevere colà quelle sensazioni, la possibilità delle quali pur nondimeno è ciò ch’essi affermano quando asseriscono la esistenza di quella città.
      Dalle condizioni del suddetto genere, nelle quali, se non ci troviamo attualmente, è però possibile, o probabile, di trovarci da un momento all’altro, o di metterci, se lo vogliamo, si passa per gradi ad altre il cui verificarsi è estremamente improbabile, o addirittura impossibile.
      Si trova in questo caso, per esempio, il fisico che enuncia sulla costituzione della materia, o sui movimenti delle sue particelle, delle ipotesi la cui diretta verifica esigerebbe l’impiego di mezzi d’osservazione assai più potenti di quelli che egli mai possa sperare di avere a disposizione.
     
      Un caso estremo di questo genere ci presentano da una parte i nostri giudizi su avvenimenti passati, dall’altra parte quelli che si riferiscono a esperienze altrui. Se noi tentiamo, infatti, di assoggettar tali giudizi alla stessa analisi che si è applicata ai giudizi precedentemente considerati, si riesce benissimo a tradurli anch’essi in termini di «aspettazioni condizionali», ma le condizioni che, per tal modo, vengono a figurare nella loro enunciazione, sono, per dir così, ancora «più impossibili» di quelle considerate dianzi.
      Quando affermiamo che qualche cosa è esistita, o che qualche fatto è avvenuto in passato, tale asserzione implica la nostra credenza che, se fossimo vissuti in quel dato tempo, avremmo provato, o potuto provare, determinate esperienze.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483