Molte delle previsioni di cui abbiamo parlato sono «in potenza» nelle nostre credenze, nei nostri giudizi. Come si è visto esse restano latenti finché il pensiero si svolge automaticamente e senza difficoltà, ma sono pronte a comparire nei momenti di dubbio. Sono quasi delle riserve a cui non si ricorre che in caso di bisogno.
Il mettere in evidenza gli elementi previsivi, i quali, anche se assenti dal campo della coscienza attuale, esistono sempre impliciti nelle nostre affermazioni, è inoltre cosa del tutto conforme agli scopi della dottrina pragmatistica, scopi che sono «logici» ancora più che psicologici.
L’obbiezione contro un tale procedimento non ha maggior valore delle obbiezioni contro la logica sillogistica, fondate sull’argomento che il sillogismo non è una descrizione esatta del modo con cui si svolgono effettivamente i nostri ragionamenti.
Si può osservare, anche nel nostro caso, quello che il Mill osservava, a proposito di quest’ultima obbiezione, che, cioè, qui non si tratta tanto di una analisi dei processi coscienti con cui ragioniamo o pensiamo, quanto piuttosto di stabilire un criterio per la validità del nostro ragionare e del nostro pensare, e di indicare le forme di espressione nelle quali tutti i nostri ragionamenti devono poter esser tradotti se validi, e nelle quali le nostre credenze devono poter essere enunciate, se esse hanno qualche significato.(129)
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IL PRAGMATISMO E I VARI MODI DI NON DIR NIENTE
Pubblicato su "Rivista di psicologia applicata", n. 9, luglio-agosto 1909. Poi in Scritti, pp.
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Mill Scritti
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