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      1) Uno dei più importanti tra i casi di questa specie è quello di frasi o formule, originariamente significanti, che, per il cambiamento di senso subito dai termini che vi figurano, finiscono per diventare «vere per definizione», per rappresentare cioè, non più alcuna asserzione atta a essere smentita o confermata da nuove esperienze, ma semplicemente delle indicazioni o dichiarazioni relative al senso in cui è usata o vogliamo sia usata una data parola.
      Ci presenta esempi assai istruttivi a questo riguardo anche la storia delle scienze fisiche.
      Così, per esempio, la proposizione colla quale viene ordinariamente enunciata la «legge di inerzia», quando si dice che un corpo non sollecitato da alcuna forza continua indefinitamente a muoversi colla stessa velocità e nella stessa direzione, - proposizione che, per i primi meccanici che la enunciarono, era piena di significato, in quanto essi miravano, affermandola, a negare l’opinione tradizionale secondo la quale l’effetto di una forza «impressa» a un corpo tendeva a «esaurirsi», indipendentemente dall’azione degli ostacoli incontrati dal corpo nel suo moto -, cessa quasi affatto dall’avere senso e diventa una semplice tautologia, non valente neppur più la pena di essere enunciata, in qualsiasi trattazione della meccanica in cui, come ora avviene d’ordinario, non si attribuisce alla parola forza altro senso che quello di una qualunque causa di cambiamento nella velocità o direzione del moto di un corpo.
      Essa diventa allora, per così dire, un semplice frammento di definizione, da cui non possiamo ricavare alcuna notizia sulle circostanze da cui dipende il presentarsi o non presentarsi di cambiamenti nella velocità o direzione del moto dei corpi.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483