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      I, c. 8°).
      Dal Locke la stessa distinzione viene espressa col qualificare le proposizioni della prima delle suddette due specie come proposizioni «verbali» o «futili» (trifling), e le altre invece come proposizioni «reali».
      La forma nella quale la distinzione di cui parliamo è ora piu frequentemente espressa è quella, introdotta dal Kant, consistente nel chiamare le prime proposizioni o giudizi «analitici», le seconde, invece, giudizi «sintetici», con che s’intende suggerite che le proposizioni del primo tipo servono ad analizzare e decomporre i nostri concetti negli elementi che concorrono, o vogliamo far concorrere, a costituirli, quelle invece del secondo tipo a indicare che gli oggetti ai quali un dato concetto è applicabile presentano, oltre ai caratteri che concorrono a costituire il concetto medesimo, anche altri caratteri non implicati in esso.
     
      Il fatto, rilevato sopra, che talvolta proposizioni originariamente sintetiche si trasformano in analitiche, pur mantenendo inalterata la loro forma esteriore senza cioè che questa trasformazione sia indicata da alcuno speciale segno verbale che permetta di accorgersene indipendentemente dall’esame del contesto del discorso - ben lungi dal togliere importanza alla distinzione tra le suddette due specie di proposizioni, è al contrario una delle ragioni per cui è importante insistere su di essa.
      Un tale fatto è la sorgente di una quantità di equivoci e di argomentazioni illusorie, tra le quali sono da segnalare in prima linea quelle derivanti dall’apparente carattere di certezza e di evidenza che viene ad essere conferito a certe asserzioni, per il solo fatto ch’esse si prestano a essere interpretate, contemporaneamente o in rapida successione, come appartenenti all’uno e all’altro dei due tipi suddetti.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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