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      Così pure, chi dice che tutte le nostre azioni volontarie sono egoistiche per il fatto che a chi le fa più piace di così farle, è costretto a distinguere varie specie di azioni «egoistiche», alcune delle quali vengono a coincidere con quelle che tutti quelli che non hanno ancora tanto generalizzato chiamano altruistiche.
     
      Una illusione in cui cadono frequentemente i «generalizzatori» di questa specie è quella di credere, per il fatto di adoperare nomi come «vita», «fatto concreto», «cosa vissuta», ecc., di avere abbandonato il campo della astrazione, senza accorgersi che tutti i suddetti termini, compreso il termine fatto concreto, sono fra i più astratti che mai si possano immaginare, in quanto il concetto, per esempio, di fatto concreto è così largo da abbracciare qualunque fatto che avvenga.
      Conseguenza del suddetto modo di ragionare è quella di portare a frasi che finiscono col dire così poco che il loro significato non differisce da quello che avrebbero le frasi che lo negassero; sarebbe, per esempio, difficile indicare in che cosa il dire che tutto è illusione differisca dal dire che niente è illusione.
      È forse questa la causa che ha condotto certi filosofi, abusanti appunto di tali specie di generalizzazione, a ritenere che in certe regioni della filosofia non valga più il cosiddetto principio di contraddizione; - nel che avevano certamente una parte di ragione, poiché fra l’affermazione e la negazione di tali frasi passa presso a poco la stessa differenza che passa in matematica fra lo zero col segno positivo e lo zero col segno negativo.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483