(26) Anche nelle operette filosofiche di Galeno, che ci rappresentano l’ultimo stadio di sviluppo a cui giunsero le idee della scuola peripatetica sui metodi scientifici, la stessa opinione è espressa: «omològhetai apò ton enarghestaton erkhè pàses apodeicseos (p. psukh. amart. VI». La verifica è da lui considerata come utile per gli ignoranti («è basanos enarghes kaì tois idiotais») o tutt’al più per quelli che non hanno ancora acquistata l’attitudine a ben dedurre («è analutikè methodos»).
(27) Un altro tratto caratteristico di questa stessa attitudine mentale ci è fornito dalla risposta che si dice essere stata data da D’Alembert a un suo allievo, che si lamentava di non trovare abbastanza chiare ed evidenti le proposizioni fondamentali del calcolo infinitesimale: «Allez en avant; la foi vous viendra». Se Archimede fosse stato di questo parere il calcolo infinitesimale sarebbe nato diciotto secoli prima di Newton e di Leibniz. Dice bene lo Zeuthen (Kgl. danske videnskabernes Selskabs Forhandlingen, 1897, n. 6): «Kepler est le premier qui ait eu le courage de soumettre directement, et sans avoir recours à une démonstration d’exhaustion, les quantités infiniment petites aux calculs».
(28) Pasteur ha giustamente definito l’esperimento come un’osservazione guidata da preconcetti, cioè, in altre parole, un’osservazione preceduta e guidata da processi deduttivi.
(29) Tali generalizzazioni sembravano a loro sufficientemente garantite dai fatti allorquando potevano dire, per usare la frase tecnica di Lucrezio, De rerum natura, II, 865: «... neque id manifesta refutant / nec contra pugnant in promptu cognita quae sunt».
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