7 degli Analytica Posteriora) che «l’esistere non può far parte dell’essenza di alcuna cosa» («to d'eìnai ouk ousìa oudenì»), cioè che di nessuna cosa si può dire ch’essa esista per definizione. Un esempio caratteristico d’inosservanza di questo precetto si ha nella celebre dimostrazione dell’esistenza di Dio, escogitata da Anselmo di Canterbury e adottata con qualche leggera modificazione perfino da Cartesio; dimostrazione nota agli studiosi di storia della filosofia sotto il nome di «prova ontologica».
(132) Cfr. Locke, Essay, lib. III, cap. X, 11. Leibniz ritiene che il linguaggio filosofico potrebbe fare a meno di termini astratti: «Carere potest abstractis in lingua philosophica» (Fragments et opuscules inédits de Leibniz, publiés par L. Couturat, Paris, 1902, p. 243); «Tutissime philosophabimur abstinendo ab astractis» (ivi, p. 400).
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