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      Fu una scena pietosa. Scomodammo la gente e, sorreggendolo davanti e dietro, riuscimmo a tirarlo sulla carrozza, adagiarlo lungo il cuscino e mettergli la testa insanguinata sulle ginocchia di uno di noi. Il tram non si era ancora mosso che il Savoldi tiṛ un sospiro lungo che ci anḍ al cuore, e chiuse gli occhi. Il tram andava e le nostre mani palpavano sul suo cuore come se avessimo voluto che continuasse a battere e a mantenersi caldo. Ma la pelle andava raffreddandosi e quando fummo in piazza Mercanti il medico di guardia ci manḍ via con un bisillabo: morto! Il padre di cinque o sei figli era morto. E noi, angosciati, ricaricammo il primo cadavere delle giornate di Milano sul tram che andava a Porta Volta e dal luogo di sosta lo portammo a braccia, al Cimitero Monumentale.
      Ritornato a casa seppi che la balistite aveva lasciato sul terreno delle donne e degli uomini feriti, due dei quali morirono prima o subito dopo l'aurora.
      L'eccidio di Bava Beccaris era incominciato.
     
      LA PIAZZA DEL DUOMO IL VENERDI' SERA
     
     
     
      Che scena! La nuvolaglia si voltolava su se stessa e il cielo rumoreggiava di tanto in tanto e faceva sentire i sordi boati che annunciavano l'uragano. Savoldi, l'operaio dello Stabilimento Pirelli, era appena passato coi compagni che lo accompagnavano a Musocco. La moltitudine che aveva veduto il tram di Porta Volta che infilava via Carlo Alberto, accorse a vederlo. Era tenuto su dalle braccia degli amici sotto le ascelle per dargli aria di passeggero, ma si vedeva che era floscio e andato.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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