L'opinione pubblica è sempre rappresentata dai giornali, specialmente nelle giornate di torbidi.
E il coraggio dei giornali è zero. Sbaglio. Nella Perseveranza e nel Corriere della Sera è il coraggio poliziesco. Aizzano. Nell'una e nell'altro è il rancore della vendetta. Additano i confratelli per il massacro. Sono i suggeritori di Bava Beccaris. Tanto la prima che il secondo vanno in giro carichi della prosa melmosa dei loro pennivendoli. Chi sono? Dietro il redattore responsabile della Perseveranza, è una turba di malviventi intellettuali dell'aristocrazia milanese, il cui capo è Gaetano Negri, l'uomo dalle esasperazioni sociali. Il direttore del Corriere è un tipaccio che fa il gradasso al dorso di Bava Beccaris. Figlio di un procuratore generale che esecrava e massacrava i giornali che non idolatravano le "istituzioni", ha sentito, in questi giorni di baldoria militare, la collera velenosa del padre. I suoi articoli sono dell'odio in fermentazione. La sua faccia di bonaccione è una maschera, è il Prina del giornalismo. Terrorizza i terrorizzati. Emile de Girardin mi sbroncia. Egli non era un giacobino, ma è stato solidale con la stampa insorta contro gli arrestatori e i massacratori dei repubblicani che volevano conservare la Repubblica. Il tipaccio è Domenico Oliva.
Godete, o Giboyer, i vostri giornali vanno a ruba. È la vostra vendemmia amministrativa. Bava Beccaris ha parlato ed ecco i giornali dell'ordine invasi dalla paralisi agitante. Pennivendoli, mangiapani, caratteri di zucchero candito, vilissime creature che non avete fede che nella mesata, a voi, sul vostro viso, gli scaracchi della mia indignazione.
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