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      Neanche la sollevazione riesce a far loro dimenticare il mestiere. Accidenti alla carnaccia postribolare! La sventura cittadina è diffusa. Milano sta per diventare un'immensa cassa da morto, un gigantesco serbatoio di sangue. È un giovane che passa portato da quattro uomini. La sua testa segna i movimenti dei portatori. Le braccia sono senza vita. È terreo, stralunato, con la bocca appassita come in un'atmosfera ardente. Non c'è sangue, ha il panciotto slacciato e la camicia macchiata di rosso all'ombelico. Lo si lascia passare senza ventate di collera. Non si ode che qualche espressione di dolore.
      O Bava Beccaris ha succhiato tutto il coraggio milanese, riducendo i cittadini a dei Giovanni Bongé, o il pubblico incomincia ad abituarsi alla strage. Gli uomini non sono più uomini. Il fucile è il sovrano, è il padrone della nostra vita. Uno scappa e tutti si danno alla fuga. Un semplice grido infuria tutte le gambe. Nessuno combatte, nessuno vuol combattere. Le gocce e le chiazze disperse per via Spadari, segnano il passaggio delle vittime.
      Il sangue coagulato sui marciapiedi inorridisce. I sassi dinnanzi l'osteria riassumono una salassata. Pare una piazza rossastra. Chi passa rabbrividisce. Mi sovvengo che abbiamo dei deputati. E gli onorevoli e i nostri uomini di parata, dove sono? cosa fanno? I nostri deputati non sono dei Baudin. I Baudin sono dell'eroismo storico o vecchio. Non sono più di moda. Loro morivano. I nostri vogliono vivere. Questa mattina uno di loro mi diceva che l'asilo più sicuro per gli uomini in "vista" è il cellulare.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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