Ne odo il trambusto, la disperazione, i gemiti, le parole monche che spariscono e ricacciano in gola le grida che vorrebbero esplodere. Vedo famiglie intere curve, con le orecchie tese, con le mani nel vuoto che misurano a tutti la respirazione e impongono ai più sovreccitati di padroneggiarsi. Il cambiamento dei soldati è un movimento di precauzione. Il generale Del Majno... È il Del Majno? No, no, ci vedo bene adesso. È Bava Beccaris. Lo vedo come in una fotografia. Ci potrà essere anche il Del Majno sotto i suoi ordini. Ma quello che ha ordinato di far fuoco, di compiere la strage è Bava Beccaris. Anche se non lo si vede lo si sente. Il suo nome è nell'aria. È lui, è proprio lui. Ah, se potessi averlo nelle mani! Bava Beccaris in questo momento è orribile. La sua faccia è una ditta patibolare. È una faccia carnosa. I suoi baffoni grigi con il mento tutto coperto dello stesso colore dei baffi, rammentano la figura di Napoleone III. Egli intuisce, fiuta nell'aria il mormorio sordo del popolo contenuto alle imboccature, il quale aspetta un gesto, una parola, un grido per prorompere, straripare, invadere la piazza e travolgere tutti nel sangue della guerra civile. Forse è una mia supposizione... Forse nessuno si muove neanche se frustato dallo scudiscio. C'è qui una donna del selciato... È inutile, non posso servirmi dell'eufemismo neppure quando si tratta di un'eroina. C'è qui una perduta che ha compiuto un atto così eroico che basta da sè solo a incendiare i cervelli di entusiasmo.
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