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      La Rappresentanza cittadina, facendo questo appello, confida che le sue parole non rimarranno inascoltate.
     
      Il Sindaco Vigoni.
     
      LA SCENA PIU' TRAGICA DEL 7 MAGGIO '98
     
     
     
      Scrivo all'indomani dell'avvenimento, ma ne sono ancora tutto sgomentato. Ero lì in via Valpetrosa che non sapevo proprio quanti ne avessi in tasca. Le poche botteghe erano chiuse come i portoni delle case. Non c'era aperta che la bottega del fumista Pietro Lomazzi del numero 8, la casa di faccia alla via che si curva leggermente fino al margine di via Torino. La Valpetrosa era come il rifugio delle persone che capitavano in via Torino e si trovavano subito in mezzo alle palle che sibilavano da tutte le parti. Entravano trafelate e bianche come il latte. Uomini e donne erano tutti esterrefatti. Balbettavano, monologavano, parlavano come a se stessi. Alcune donne entravano col grembiule sulla testa come se avessero voluto proteggersela dalla grandine di piombo che prorompeva e saltellava per le tegole o schiantava imposte o andava alle muraglie col fracasso di una sfuriata di pam! pam! Coloro che avevano paura o fretta di rincasare sostavano per assicurarsi se erano illesi o vivi e riprendevano la rincorsa per la piazza San Sepolcro. Io e parecchi altri facevamo delle scappate fino alla estremità della via e mettevamo la testa in via Torino, allungando il collo da una parte e dall'altra per vedere che cosa avveniva e dove il fuoco era più assassino. Con il corpo in via Valpetrosa e la testa in via Torino mi pareva che il combattimento fosse accanito.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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