Nel momento in cui sono passato non c'era un'anima. Il silenzio e il vuoto riassumevano il terrore. Pareva che i cittadini avessero consumato l'ultimo coppo prima di lasciarsi ammazzare. Tutto il selciato era letteralmente coperto di tegole, di coppi infranti, di sassi, di cocci, di polvere rossa. I soldati al di là del materiale di combattimento erano in agguato sotto le porte o distesi lungo i muri, con gli occhi ai tetti e il fucile in atto di far fuoco. Con un salto fui all'angolo di via Palla, di fronte alla madonna che deve aver servito di bersaglio a qualche alpino. Il proiettile a balistite l'ha colpita sotto il braccio, bruciacchiandone l'orlo del foro. La balistite distrugge pure la religione o la superstizione incastrata nelle muraglie delle case. Pam! È meglio che le palle buchino i corpi delle madonne dipinte che delle madonne vive. Stavo cercando se vi fosse per la tela qualche altra ferita, quando una voce bruca e brutale mi diede la levata con degli imperativi che non ammettevano discussione. Non mi volsi neanche indietro. Ho udito che dovevo andarmene o si sarebbe fatto fuoco. In un balzo mi trovai in S. Maurilio. In fondo vedevo persone che correvano, ma la parte verso il corso era completamente deserta.
Coi soldati in giro il pericolo diventava sempre più grave.
In San Maurilio udivo distintamente che il fuoco era ricominciato e continuava con maggiore insistenza. A ogni sparo o a ogni scarica sentivo la risposta fragorosa che veniva lanciata dai tetti. Erano tegole o mattoni che andavano a farsi in pezzi sulle muraglie o sulle botteghe o sui marciapiedi.
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Palla S. Maurilio San Maurilio
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